Non Eri Ritardato, Diego

I nerd o geek, chiamateli come cazzo vi pare, sono ufficialmente sdoganati da un pezzo, e non riesco proprio a sopportarlo. Se da una parte il motivo può essere circoscritto al fatto che quando io rientravo pienamente nella categoria la medesima era la più reietta che la società potesse annoverare, ritengo degno fornire argomenti più vasti.

Io per tutti gli anni '90 sono stato un nerd de facto: avevo interesse per qualsivoglia disciplina scientifica, rinnegavo ogni tipo di attività fisica, collezionavo qualsiasi cosa fosse prodotta in serie, avevo amore viscerale per il mondo fantasy, ero disadattato e soprattutto avevo degli occhiali del cazzo. Quegli anni '90 così muscolari e di plastica, in cui qualsiasi velleità tecnico-culturale era repulsa in favore di esibire felpe Pickwick o Yale, che ora nessuno indosserebbe neanche per derattizzare cantine di Algeri.

Erano anni in cui i computer erano ingombranti scatole intona-rumori, che talvolta delegavano la produzione di ulteriore baccano a quei macchinari criminali - al secolo stampanti - adibiti alla resa su carta della tesina o della ricerca di qualche troietta i cui genitori ancora non possedevano un cabinet. Internet non era arrivato alle masse se non come eco futuribile di qualche elucubrazione cinematografica, ed i cellulari stessi erano dei duplicati essenziali e funzionali degli analoghi fissi, per dimensioni se non altro.

Stringendo: se in camera tua avevi più di tre prese occupate, potevi pure scordarti di chiavare.

Ora che anche mia nonna si guarda i video della Sora Lella su tablet, ora che anche l'ultimo dei bifolchi si sganascia davanti a Big Bang Theory [che per inciso a me fa ridere quanto un funerale uzbeko sottotitolato], ora che anche Materazzi sfoggia occhiali dalle lenti grosse come pompelmi, non c'è proprio un cazzo di merito o vanto nel definirsi tali.

Parliamoci chiaro: un nerd è un individuo dalla difficile interazione sociale e dedito compulsivamente alle sottoculture o ad attività ad alto contenuto tecnologico, questo principalmente per ovviare al problema precedente. Vedo/leggo quotidianamente qualcuno far uso del termine come sotterfugio copulatorio per plagiare qualche ritardata che si sgrilletta sull'ingegno di gomma di qualche mentecatto dell'ultim'ora: non ci vedo nulla di male in sé, io stesso mi fingo pronipote di Nicola Tesla quando adesco studentesse convinte che cambiare lo screensever del proprio MacBook sia manifesto indice di prestanza sessuale.

Oh sì stronzo loggati come admin e sbattimi in tutte le cartelle nascoste di questo cazzo di webserver p0rcodd10

Dai strappami questi cazzo di vestiti di dosso mentre mi racconti di quanto eri impedito a saltare a corda alle medie

Fatti succhiare l'uccello mentre ti sfili quell'orrendo maglione a losanghe uscito dritto dagli sfondi di Windows per Workgroups 3.11

Chi di voi non si è mai trovato in uno scenario simile? Io no, ad esempio, e non che i vestiti orrendi mi mancassero.

Ora io so perfettamente che il mercato ha bisogno di categorie di social-marketing ben precise per abbigliare modelle che indossino succinte magliette ora di Guerre Stellari ora dei Velvet Underground, e preciso pure che non sono orgoglioso di esser [probabilmente] stato nerd: non me ne sbatte una madonna e anzi non rimpiango affatto quegli anni in cui vivevo circondato da microcefali la somma dei cui quozienti intellettivi eguaglia tuttora il prodotto dei medesimi ed in cui soprattutto reperire porno in HD era appannaggio della sola CIA; penso però che desaturare totalmente una parola del proprio significato voglia dire ucciderla e tradirla, o più semplicemente non capire cosa cazzo si stia dicendo.

Rivolgendomi alle mie venticinque lettrici, mi rendo conto che il ritratto del genere femminile che di solito fornisco è totalmente distorto: passo dal definirvi inette complete ghermite da fuoricorso di Foggia a bellissime dee dal potere intellettuale creativo e sessuale illimitato, pronte ad annichilire la mia esistenza con il più piccolo dei cenni.

O almeno queste sarebbero le descrizioni che utilizzerei dovessi fornire una definizione asettica e stringata.

Semplicemente, l'essenza femminile mi tormenta e mi attrae in quanto al contempo estranea e complementare, ergo mi fa scrivere un sacco di cazzate che non siete obbligate a leggere. Anzi spero non lo faccia proprio nessuno, specie proprio chi mi ha conosciuto in quel francobollo di mondo noto principalmente per essere il bungalow estivo del papa.

Li vedo già bigottamente esterrefatti a spalancare i propri orifizi orali leggendo espressioni colorite quali omoteleuto, clitennestrale o porcoddio, tutti retaggi di quel greco della koinè che tanto ci invidiano alle Galapagos: io evitavo di relazionarmi con la stragrande maggioranza dei miei coetanei non tanto perché fossi [e sono] impedito in questo o quell'altro sport, o perché fossi illuminato da chissà quale intellettuale fuoco sacro; non me li inculavo perché erano e sono dei procarioti intrappolati dentro degli ominidi. Che sarebbe un'idea splendida per un film di Cronenberg: Ritardya, mondi cellularmente opposti si incontrano e danno vita ad un torneo di briscola il cui premio è essere inculati da un prete polacco che indossa un bomber della Diesel.

Ma avevo anche amici cui volevo bene, mettevo i Pavement quando li strozzavo.

In questa epoca di sistematico riciclo culturale, di cui a stento si riesce ad individuare l'idendità intrinseca, è dannatamente semplice creare una sub-subcultura per il tempo necessario a scoparsi due gemelle svedesi. Ma cosa ricicleranno i nostri figli, ferma restando la speranza che la specie umana si estingua subito dopo i prossimi mondiali? Abbiamo riscavato in tutta la seconda metà del Novecento, senza produrre un cazzo di nuovo che non sia utile a sbrattare dopo una serata caponata e tequila.

Limitatamente alla musica, ogni nuova produzione si divide in due categorie: un nome a caso cui viene giustapposto o preposto uno tra wave, step, chill, future, oppure la riabilitazione di un decennio a caso. Di qualsiasi secolo.

Sabato party anni '60, vestitevi a tema.

Entro pettinato e vestito come un coglione, e mi trovo in una sala dal pavimento a scacchi che neanche Piero della Francesca, con una dama vestita di raso che mi guarda lievemente interdetta.

Hey avevamo detto abbigliamento a tema!

Guardo il mio look da coglione postbellico, la realizzazione del quale aveva già crocifisso la poca autostima residua, e provo a capire cosa non vada.

Minchia sembro un Bitols che cazzo vuoi

Anni '60 c'era scritto! Ah forse non era chiaro, millequattrocentosessanta.

Sfanculo la rinascimentale mentecatta e chiedo un rum e cola. Il barista mi accoglie con uno di quei cipigli da depositario unico di intellighenzia sufficienti a infonderti il desiderio di sbranarlo, e mi rammenta che la serata è appunto a tema, e che non posso quindi chiedere nulla inventato o importato successivamente alla scoperta delle Americhe.

Tempo di finire la frase, e gli ribalto in faccia la brodaglia che stava rimestando, gli sbatto il grugno nel ghiaccio e sono già per soffocarlo, quando due erasmus di Zaragoza vestiti rispettivamente Lorenzo de' Medici e da Angelo Poliziano mi invitano gentilmente ad abbandonare la sala non prima di avermi fatto assaggiare il loro umanesimo contro i miei zigomi.

Tu no jodas nuestra fiesta del Renascimento, en nombre de Isabella de Aragon!

Sentite, a me non frega un cazzo di niente se non di una manciata di gruppi oramai sciolti, quindi almeno che non abbiate da vendermi vinili dei succitati potete anche andare tutti affanculo, voi e le vostre feste, i vostri cocktail medievali, chi volete scoparvi e l'utilizzo che fate del termine nerd.