Sunday Morning Call

Afterhour, l'ultimo di tanti. Non in compagnia dell'alta borghesia capitolina, non a cospetto della vacuità ammiccante, non a rimembrare recentissimo sollazzo, gioco e riso notturno.

No, io e miei 24 pollici. Non sono didodecachirato, sebbene mi alletterebbe molto esserlo, giusto per dar utilizzo alla parola cui mi sono appena riferito. Secondo google non esiste, per me invece siete solo un po' banali ed utilizzate perifrasi articolate come "avente ventiquattro mani", rinnegando la profonda matrice ellenica del nostro idioma. No, si tratta del monitor sul quale ho terminato l'ultima revisione del materiale per il mio ultimo esame. Spero di porre fine alla mia inutile vita accademica, che mi ha visto perder tempo in quantità inversamente proporzionale a quanto ivi appreso, cioè molto poco. Non reputandomi particolarmente stolto [anzi], per fortuna sono riuscito a colmare in parte tale gap grazie alla dedizione personale, all'interesse verso ogni forma di sapere, al sostegno dell'arte in ogni sua forma.

Ma la crisalide non è farfalla, è ancora bozzolo.

Voglio esprimere me stesso, riprendere il mio tempo, scrivere la vita che immagino, suonare i mondi in cui mi rifugio.

Once the cloud that's raining
Over your head disappears
The noise that you'll hear
Is the crashing down of hollow years

Anni vuoti. Non mancanti di eventi, non privi di nuove conoscenze, né di passi in avanti, semplimente carenti di linfa, di arché, di sostrato personale. Sì, qualche sporadica pubblicazione qui, di cui vado particolarmente fiero peraltro, mille brani scritti e mai terminati perché so suonare un solo strumento e neanche troppo bene, tanti progetti che perdono la mia attenzione al primo delinearsi grossolano nella mia mente.

Già, la cosa che amo di più al mondo, la mia mente. Io, narciso dell'autocoscienza, annegherò nei flutti del mio ego, principale avversario che mi separa dal raggiungimento dei miei sogni, che puntualmente mi fa individuare come ostacoli persone ed eventi che poco hanno a che fare con il mio grande e superbo limite; ego che forse sta scrivendo lui stesso ora, ego che si accontenta di superficie e non si cura della lesione nella sostanza.

Quale sarà l'epiphany che mi scuoterà, il momento del prima e del dopo, l'elemento di separazione tra l'intervallo del torpore e quello del bagliore fulgido, dell'ingegno assoluto, del tempo inerte al cospetto del radiare della mente?

Tempo scorri veloce fino a tale data
recami lesto presso il bell'istante
lieto sarò come gaio infante
di dar sollievo alla mia mente amata.