Megaupload vs. FBI atto primo.

Qualche settimana fa Megaupload è stato chiuso dall'FBI. L'utente medio di internet, specie se di italica provenienza, si è prodotto in due reazion mediocri: la prima, giustizialista, per cui "è bene che chi faccia soldi con i lavori altrui venga fermata" mentre l'altra, egoista ed in equal modo ottusa si danna perché "oddio ora dove cazzo guardo/scarico i film". In entrambi i casi siamo di fronte ad un troglodita che non ha alcuna percezione di come funzioni la comunicazione moderna e quella telematica in particolare. Non avendo saputo da dove scaricare i porno hentai per qualche giorno, mi sono prodotto nel seguente flusso di coscienza cibernetico, a voi.

Anno 2012, la polizia di uno stato [a detta di molti ]evoluto del mondo si prodiga di chiudere un servizio di condivisione di file su internet.

Condivisione + File = Internet .

Mi spiace dirvelo, ma internet nacque come [ed è tuttora una] fitta rete costruita affinché utenti geograficamenti distanti potessero fruire di contenuti di varia natura posti in repositori centralizzati, nonché scambiare informazioni in tempo più o meno reale [e-mail, newsgroup], il tutto da terminale, senza banner porno né captcha da inserire ovviamente. Ora per arrivare ad annichilire un servizio che incarna perfettamente il sostrato vitale della rete evidentemente esistono degli argomenti abbastanza forti, che solo i più ingenui possono individuare nel territorio giuridico o in quello legale.

Premessa fondamentale: a me della chiusura del servizio tout court non interessa granché, visto che esistono decine e decine di siti che svolgono attività analoghe, né tantomeno sto qui a tesser lodi o rimpiangere l'operato di un'azienda che perseguiva il proprio utile e nulla più: come ho detto poc'anzi, è lo spirito della rete a venir leso e frainteso nell'occasione [oltre ai singoli soggetti coinvolti], ed è di questo che voglio parlare, riferendo la mia esperienza diretta.

Fatto: gli sbirri chiudono Megaupload perché condividendo materiale coperto da copyright senza permesso, viola determinate leggi.

Corollario: gli sbirri chiudono Megaupload perché le lobby dell'intrattenimento, le cui politiche economiche da sempre si basano sul fare cartello e sull'oligopolio e non sulla qualità e la diversità dell'offerta, si vedono in qualche modo inficiate da un po' di file a bassa qualità tenuti in qualche server della Polonia.

Sì, perché finché i colossi della distribuzione potevano controllare bene tutti i canali di diffusione [principalmente quelli telivisivi], potevano anche guidare il gusto e l'opinione e di conseguenza le vendite. Ma se il consumatore si libera dalla caverna di platoniana memoria e riesce ad avere un approccio più cosciente a musica libri e film, con tutta probabilità non viene a comprarsi il tuo best of Mariah Carrey o il tuo Dan Brown.

Io più leggo di musica e più mi sento un ignorante totale, più scopro correnti e rarità e più vedo il mio ego culturale perire nella vastità degli orizzonti ancora sconosciuti, e qualcuno nel duemiladodici [!] vuole ancora farmi credere che non c'è nulla oltre la Top 40 di Billboard? Davvero non voglio credere che nelle stanze del potere non c'è nessuno cosciente dell'inerzia invincibile che ha internet sulla comunicazione odierna: la musica non si compra più da Ricordi, perché nessuno più utilizza dispositivi fisici per ascoltarla. Vuole forse dire questo che tutti i possessori di lettori portatili sono pirati e/o rippano tutto dai propri dischi? In buona parte reperiscono materiale da canali di scambio, ma evidentemente se a Cupertino hanno uno catalogo di mp3 online, qualche stronzo se li dovrà pur comprare.

È questo il grande paradosso: la musica viene distribuita da chi non l'ha mai prodotta, in modo da evitarsi pure l'onere dei flop visto che gli insuccessi al massimo occupano qualche gigabyte distribuito sui propri server. I modelli vincenti sono il forfait di Spotify [da noi ancora un miraggio], oppure la nuvola multidispositivo di iTunes. Se chi millanta di difendere i diritti d'autore/portafogli capisse che il loro business è bello che morto e la piantasse di perpetrare questa caccia alle streghe, ed iniziasse ad adattare il proprio modello economico a qualcosa di meno preistorico, otterrebbero risultati migliori e maturati sul campo.

In sintesi, se mi chiedessero 20$ [Spotify ne chiede 15!] al mese per usufruire di un catalogo di film e musica tramite un client ben studiato ed usabile, accetterei senza batter ciglio purché la scelta fosse ampia e rispondente a tassonomia radicata [basata su un contesto sociale e competente come RYM o musicbrainz, per dire]. Se c'è gente che pur potendoseli permettere non vuole spendere 20 sacchi al mese per la cultura e l'intrattenimento quando magari li sperpera in altro modo beh, la colpa non è certo del megaupload di turno, bensì dell'ottusità del singolo e del contesto in cui vive.

L'avvento di internet è una pietra miliare non solo della storia del progresso tecnologico, ma della vicenda umana tutta: non lasciatevi ingannare da chi la vede come un manipolo di pirati solo perché ha fallito nel non riconoscerne il potenziale anni addietro.