Curve: a rock gem.

Curve: a rock gem.

Tra i miei sport preferiti, lo ammetto, c'è la ricerca di quelli ideali anelli mancanti tra un gruppo musicale ed un altro, tra un genere e una corrente anche apparentemente [o realmente] distanti. Si tratta di semplici esercizi di stile, visto che la critica musicale in quanto tale è terra di nessuno, e troppo facilmente quanto scritto cade sotto l'opinione o il gusto nei confronti dei propri beniamini.

Oggi parlo di Curve, duo britannico formato dalla cantante Toni Halliday ed il bassista Dean Garcia [ex Eurythmics per un paio di album].

Nati nel 1990, i loro lavori di rilievo sono stati prodotti dal 1992 al 1998, con un paio di uscite nel decennio successivo, senza riscuotere troppa fortuna: questo perché loro incarnano perfettamente il suono della prima metà degli anni '90, quel lo-fi discendende diretto dei maestri Sonic Youth e My Bloody Valentine, ma con in testa chiara la ricetta che regalerà poi successo planetario al punto d'arrivo del mio percorso: signori, sua maestà Shirley Manson e Butch Vig presentano i Garbage [di mia assoluta preferenza, ndm].

Sì, il gruppo più plastic-rock della storia [con all'attivo due album di ottimo livello, quasi privi di filler o momenti deboli, prima di titubare con la terza prova e riprendersi un pochino con l'ultimo album in studio del 2003], guidato da una delle figure più sexy e carismatiche del panorama musicale degli ultimi vent'anni, attinge a mani basse dal Curve e ripresenta le loro idee in chiave più edulcorata [Vig stesso collaborò alla produzione dei primi dischi del duo].

Cito i Garbage perché il percorso inverso risulta assolutamente più semplice per chi non conosca i lavori dei loro ispiratori: ascoltate Lillies Dying bendati, sarà tranquillamente un bootleg dei primi rifiuti, e invece parliamo di Doppelgänger [1993], prima prova in studio per Curve.

Fait Accompli, live del 1992

La voce di Toni è il complemento perfetto al suono ruvido di Garcia: lei offre ora atmosfere propriamente shoegaze [sì, i soliti Slowdive], ora incisi più aggressivi, ben disposti sugli strati realizzati dal compagno musicista, che attinge a piene mani dal gothic-rock di fine anni '80, gemello ideale degli eterei Lycia che invece scelsero la via ambient.

Un anno dopo è il momento di Cuckoo: prosecuzione ideale del disco precedente, con maggiori aperture ad elementi elettronici - industrial, di supporto non centrale ma prezioso: un approccio simile garantirà qualche anno dopo ai Republica la loro one-hit wonder, Ready to go - rock esplosivo ai confini della dance, siete arrivati tardi Killers. Dopo aver accarezzato l'idea di far carte false per un pogo sotto Missing Link ai tempi del liceo, i Curve si ritagliano un angolo di ulteriore celebrità grazie al singolo Chinese Burn [tratto da Come Clean, 1998], il quale si è potuto fregiare di una riedizione a cura di del dj e produttore tedesco Paul van Dyk, il quale la inserirà nel suo epico Vorsprung Dyk Technik l'anno successivo.

Le prove successive [Gift, The new adventures of Curve] sono valide ma non dimostrano particolare evoluzione nei confronti delle idee precedenti, rimanendo così materiale per fan o completionists.


All in all: album freschi e brillanti, poche pretese per accompagnare l'estate oramai giunta: se per voi rock anni '90 non è stato solo Seattle, non perdete tempo.