Pamphlet contro la menzogna e la superstizione religiosa.

Non vi sono mali peggiori delle paure comuni e dei timori indotti: cosa c’è di più subdolo che far leva sull’insicurezza esistenziale dell’essere umano per inculcarvi parassiti preconcettuali che diventano più forti al passare del tempo e alla propagazione dei proseliti? Nessuno può offrire semplice soluzione a questa piaga, non fosse altro che ad un’analisi immediatamente più ampia si può arguire che tale condizione è conseguenza dialettica di necessità ed eventi coerenti con la storia del mondo, ergo è così che deve andare. Il mio intento è molto più umile: fonte estrema di felicità sarebbe che anche solo una persona prendesse coscienza di se stesso come individuo degno di agire secondo idee frutto del proprio ragionamento, qualunque esse siano, e non dell’etica comune, la quale può coincidere in qualche misura con i propri convincimenti, ma non costituirli integralmente.

Qualcuno più saggio di me, avente nome di battesimo in comune con un regnante della casa di Svevia, condanna il proselitismo senza mezzi termini: che incoerente sarei a volerne fare a mia volta per combatterlo? Ma io non voglio che si seguano le mie idee, il mio obiettivo, oltre quello principale di rilassarmi scrivendo qui, è quello di generare autonomia cognitiva; per far questo ho bisogno di riferirmi in maniera concreta ad una realtà che permea profondamente il nostro paese e che viene attaccata troppo spesso in maniera sbagliata alla radice, e quindi inconcludente.

Ritengo opportuno mitigare sin da ora alcune frequenti obiezioni che si incontrano nei discorsi di questo tipo, sia di natura pertinente che prettamente polemica; andrò in ordine:

##1. “Combattendo la religione, ti opponi alla spiritualità.”

Tantum religio potuit suadere malorum”, chiosava Lucrezio nel De rerum natura circa il sacrificio di Ifigenia, figlia di Agamennone, alla dea Artemide affinché la spedizione ellenica contro la nota città anatolica potesse avere inizio. La religio è la superstizione collettiva, è una massa di idoli, è uno strumento di controllo. Per chi controlla.

Tutto questo non solo è distante da qualsivoglia rapporto con la trascendenza, ma lo nega profondamente: del resto come posso immaginare i miei eventuali dei, se ho solo un volumetto cui ispirarmi? E chi può mai permettersi di dirmi chi o cosa e come venerarlo? Solo perché un racconto orale tramandato per secoli ha pervaso la mia società io non posso venerare il sole, una pietra, un concetto, la negazione di esso, o qualsiasi cosa io ritenga opportuna? E perché non devo rispettare chi ha esigenze diverse dalle mie, o quantomeno additarlo come diverso? Troppo spesso si dimentica che il rapporto con il divino è un bisogno, e non un’imposizione. Quindi per opporsi alla superstizione non occorre essere né atei né agnostici né null’altro, occorre rivendicare il proprio sacrosanto diritto all’affermazione spirituale.

“Combattendo la religione, cancelli qualsiasi forma di morale o etica.” “Allora andiamo allo sbaraglio, viviamo senza regole, senza tradizioni!” - no. Le regole si stabiliscono con metodo, valutando gli errori passati ed applicando principi ragionevoli sui quali vi sia accordo massimo possibile, vedi la Dichiarazione dei diritti dell’uomo [che taluni signori sbadati vestiti di porpora si scordano sempre di firmare, per inciso]. Le regole mutano con il tempo, vanno ridiscusse ed aggiornate sempre, vanno applicate in maniera opportuna e non sistematica, e devono permettere reversibilità in caso di errata valutazione. Queste cose si fanno benissimo senza religione, anzi si fanno meglio visto che argomenti vecchi di millenni oggettivamente mal si applicheranno a questioni odierne.Morale ed etica sono proprie di tutte le discipline, ed i dibattiti a riguardo procedono fertili anche senza indottrinamento periodico, anzi.

##2. “La Chiesa in passato ha sbagliato, ma ora..”

Analizziamo con un minimo d’attenzione questa frase, il cui utilizzo è molto frequente. La Chiesa è intesa come insieme di persone appartenenti all’organizzazione fondata da SimonPietro nel primo secolo dopo il suo maestro. Sono quindi uomini, e per definizione, avendo visione parziale di quanto li circonda, è verosimile possano sbagliare, sebbene uno a turno di loro si reputi infallibile [in che ambito non è dato sapere, altrimenti perché non vincere in tutte le discipline olimpiche ogni volta, per dire?].C’è un riferimento vago, “in passato” : passato indica un periodo di tempo compiuto, ben delimitato da un evento puntuale, sul quale si conviene essere inizio di una nuova epoca [vedi la scoperta dell’America per l’inizio dell’Era Moderna].

Quando inizia il passato della Chiesa? Nessuno lo indica con precisione quando porta tale argomentazione: è lecito pensare che tale indeterminazione sia terreno fertile per la fallacia, per il discorso inconsistente; diventa poi facile gettare le vergogne nel passato, e gli atti meritevoli nel presente, secondo convenienza.Si indica poi come tale organizzazione abbia sbagliato: si può sbagliare rispetto ai propri obiettivi o ai propri principi; è lecito vedere che nei confronti dei secondi ci sia stata sufficiente incoerenza, ma visto che tale dissidio sopravvive integro anche adesso, si finisce per riferirsi ad un errore di natura più concreta.

Quali sono gli obiettivi di un entità depositaria di potere? Perpetuare più possibile il medesimo, per definizione: se altri finissero per ottenerlo, essa decadrebbe.Bene, la Chiesa è un regno che sussiste intatto da due millenni, non ha mai cambiato forma di governo, possiede un numero sterminato di succursali in ogni stato del mondo, ha una struttura gerarchica insovvertibile, possiede mezzi di comunicazione in discreta quantità ed ha influenza concreta su tanti altri non di proprietà - il tutto con ampie e generose deroghe da parte degli stati ospitanti, che vagliano eccezioni di rilievo circa imposte e limiti di varia natura.

Chiunque non ritenesse questa struttura un’entità di potere è un bimbo innocente oppure una persona per nulla dotata di onestà intellettuale. Aggiungerei “oppure il papa”, se non ricadesse perfettamente nella seconda categoria. E talvolta anche sulla prima, ma è altro affare questo.I grandi esempi di potere della storia hanno avuto durata varia, e sono terminati per errate valutazioni, malgoverno o semplice decesso di figure carismatiche: Alessandro Magno, Napoleone ed Hitler hanno governato per decenni, il dominio romano in Europa è durato secoli, idem quello spagnolo in Sudamerica; l’influenza del Vaticano invece fa scomodare addirittura i millenni, e pare in ottima salute ancora adesso. Pare che gli eventuali errori nella condotta non siano stati poi così influenti.

Occorre quindi essere onesti: la Chiesa in passato non ha sbagliato proprio nulla, altrimenti ora sarebbe un capitolo buio dei libri di storia del liceo e poco più, invece permea in maniera significativa i processi decisionali di tanti stati e soprattutto di tanti individui.

##4. “La Chiesa fa un sacco di bene, e questo è sufficiente.”

Cosa vuol dire “fare del bene”? Senza troppi sofismi, vuol dire recare aiuti materiali [cibi, vestiti, infrastrutture] o intangibili [educazione, supporto medico, morale ed affettivo], in ogni caso porre in essere una situazione oggettivamente migliore di quella precedente. Farne un sacco vuol dire farne tanto. Ma tanto rispetto a cosa? In un interessante testo del primo secolo dopo Cristo, redatto da quattro signori indicati come evangelisti, viene narrato un pertinente aneddoto: riferendosi al valore delle offerte dei cittadini durante una festività, veniva lodata maggiormente una signora che donava pochi spiccioli, consistenti però nella totalità dei suoi averi, che chi elargiva con ostentazione somme ben superiori ma totalmente superflue rispetto alle proprie disponibilità.

Secondo le comunicazioni CEI [sì, non Odifreddi o Roberspierre, prorio la Conferenza Episcopale Italiana], il Vaticano destina il 30% delle proprie entrate alle opere di bene, il resto per i beati comodi propri. Per un’organizzazione che dovrebbe avere come fondamento lo slogan “ama il prossimo tuo come te stesso”, mi vien da pensare che si amino solo per un terzo, o che più semplicemente l’aiuto di tale prossimo non alberghi tra le loro priorità. Nessuno li biasima per questo, ma che almeno nessuno si sogni di assolvere il plagio delle coscienze per quattro baiocchi dati al Ruanda. E prima che qualcuno si levi sdegnato al grido di “se tu conoscessi Don Gennaro, quanto bene fa in Zimbawe..”, pensate a quanto bene potrebbe fare in più con il triplo delle risorse.

##5. “La Chiesa è un’emanazione divina e volenti e nolenti dobbiamo seguirla.”

Liberi di crederlo, davvero. C’è chi paga per farsi frustare vestito da Batman, e non credo i due tipi di vergogna siano troppo dissimili. Questo non implica privilegi o diritti ulteriori rispetto a chi semplicemente non vuole percorrere tale cammino, o magari vuole solo raggiungerlo in un momento successivo.

##6. “Senza religione cresce quel mostro moderno che è il relativismo culturale.”

Invece di negare un eventuale connotazione negativa del relativismo, inteso come potenziale equidignità attribuibile a qualsiasi prodotto della cultura umana, è preferibile confrontare tale definizione con la religione stessa. Cosa c’è di più relativo di un insieme di assiomi alla base di una teoria dogmatica e non costruttiva? E‘ l’origine di un sistema di riferimento, non ve n’è uno preferenziale. Che differenza c’è tra l’accettazione incondizionata dell’esistenza di un entità unica e trina infinitamente buona e misericordiosa, e quella di un grande unicorno rosa invisibile? Dagli assiomi discende qualsiasi enunciato di tale sistema, ed essi sono tutti validi purché le precondizioni siano mutuamente coerenti. Se il relativismo è così deprecabile, perché opporvi qualcosa che lo incarna perfettamente?

##7. “Gesù Cristo è morto anche per te.”

Avevo il telefono spento baby, se mi avesse chiamato prima l’avrei invitato ad una grigliata in spiaggia e probabilmente non sarebbe andata così. Applicare con intransigenza tradizioni proprie a chi non le conosce è profondamente maleducato - chi declina con gentilezza qualsiasi commistione con questo o quell’altro racconto epico, evidentemente non vuole essere importunato ulteriormente con tali rispettabili argomenti. E’ come convincere qualcuno ad ascoltare un disco che non gradisce: magari anni dopo diventerà una delle sue prime scelte, ma l’insistenza raramente reca giovamento in tali contesti.


Io non voglio un mondo senza Chiesa: per quanto sarei ben lieto di vedere un rogo di porpora e lardo ardere con macabro fervore all’interno dello stato sovrano ospitato dall’Urbe, è lecito immaginare che un tale vuoto di potere verrebbe colmato da organizzazioni potenzialmente peggiori. Il meglio è nemico del bene nella stessa misura in cui il peggio è nemico del male; detto popolare a parte, io non penso ci si potrà mai liberare facilmente in maniera universale di un organo di potere che basa il proprio controllo sulle debolezze intrinseche della natura umana: paura della morte, necessità di assoluti, sicurezza sul dopo, individuazione di un nemico comune, spiegazioni sulla nascita dell’universo, precetti di vita comune.

Però ad esempio, vorrei i medesimi privilegi. Sapete, proprio in questo istante ho avuto una visione: in una frazione di secondo ho fatto un viaggio extracorporeo lungo millenni, ho visto civiltà nascere e morire, ne ho fondate di mie, ho parlato con creature di altri mondi, ed ora sono depositario della Verità a tasso fisso. La stanza dalla quale scrivo diventa quindi un luogo sacro, io sono e sarò per sempre l’unica divinità, l’unico esponente del clero e l’unico fedele. Le mie umili richieste risiedono nella seguente lista:

  • esenzione da qualsivoglia tassa sugli immobili relativi al culto;
  • immunità da indagini poliziali senza previa autorizzazione di un superiore, il quale non esiste quindi non verrà mai conferita;
  • possibilità di ricevere contributi pecuniari volontari [o meno] da parte dei contribuenti dello stato in cui vivo;
  • riconoscimento delle festività sul calendario ufficiale nazionale: tali ricorrenze cadono con frequenza giornaliera e prevedono l’astensione da qualsiasi attività tranne il beach volley, la preparazione di cocktail e la consumazione dei medesimi al cospetto di succinti bikini che si sfidano all’ultimo tie-break su spiagge coralline. La religione ha regole ferree, del resto;
  • insegnamento della storia del mio culto nonché principi di esegesi dei miei testi sacri all’interno dell’istruzione obbligatoria: il testo di riferimento è un vecchio numero spiegazzato di Playboy sprovvisto di paginone centrale, e l’enfasi maggiore verrà messa sui reportage di Miss Maglietta Bagnata 2005, momento di massima tensione religiosa dell’intero anno liturgico;
  • sanzione amministrativa per chiunque rechi villipendio al mio sacro culto. I caratteri che lo offendono sono le vocali A, E, I, O e le consonanti doppie. Trunqulu, pur ugu nun su unuzu uncuru!

Lo so, pensate tutti sia un mucchio di fandonie irrealizzabile e pretenzioso. Però per qualcuno tutto questo è concesso in tale esatta misura, i casi della vita.


Va bene, le religioni esistono e vanno rispettate. Ma quando due o più religioni collidono? Io ad esempio in questo istante sono stato folgorato da una religione bellissima che conta in base 7, mangia pipistrelli in salamoia e venera la lettera Q, ma proprio ora sposo il culto del numero 47, dei cannelloni flambé e del periodo ipotetico.Rincaro la dose, la mia religione è quella di cambiare culto ogni 3 secondi: la metareligione. Come mi rispettate ora? Cosa fate? Impazzite? Certo, dite che io sono un povero pazzo e non merito attenzione. E ciò è esattissimo, perché io sono un povero pazzo. Quando i poveri pazzi sono n, e le loro storielle si mantengono in vita da tanti anni, fino a raggiungere autorevolezza, allora scatta la grande truffa.

Quali siano queste due magiche quantità non è dato sapere ancora a quanto pare. Ditemi quanti anni ci servono affinché i miei splendidi culti vengano approvati, e per quella data vi avrò portato la comitiva di proseliti. Poi però non voglio sentire ragioni, sia chiaro. Ribadisco, io non voglio un mondo senza superstizione religiosa controllata: io vorrei solo che di manifestassero onestamente per quello che sono:

“Scusate, siamo un manipolo di plagiatori che, avendo messo in piedi una storiella ben venduta a migliaia di sprovveduti, dopo tanti anni abbiamo raccolto i frutti di tale passaparola, ed ora vogliamo governarvi facendo la figura degli amiconi di sempre. Di gesùcristo, di allah, manitù, john lennon, maradona o jennajameson non ci importa una sega, vogliamo solo che il nostro potere resti intatto nei secoli. Se vuoi combatterci sbattiti per secoli come abbiamo fatto noi, ma non farci prediche che hai proprio sbagliato persone, guarda.”

È lecito a questo punto valutare se lottare, cercare un’alternativa che non preveda lo scontro, o assoggettarsi. Ma che mi si dica la verità, e non le menzogne che la mia anima avrebbe voluto ascoltare prima di essere finalmente libera, perché figlia sostanto di se stessa, o di quello che io arbitrariamente riconosco come emanazione divina.